L’origine dell’insediamento abitativo di Casalduni non è documentata. La sua denominazione è ugualmente incerta. È composta dal comune toponimo “casale”, vale a dire “terra abitata senza una propria autonomia”, appartenente a chiese e monasteri, o forse a qualcuno dei Longobardi o dei Normanni conquistatori.
La trasformazione in centro abitato fortificato deve essere avvenuta, probabilmente tra XV e XVI secolo. Nel 1538 il castello di Casalduni compare in un atto di vendita sottoscritto da Diomede Carafa e da Pietro Sarriano.
L’analisi dell’impianto urbanistico rivela un complessa formazione derivata da almeno due casali altomedievali situati a poca distanza tra loro (i resti diradati del più piccolo si intravedono nei pressi della zona Ariella). Questi aggregati edilizi di forma approssimativamente circolare restarono esclusi dall’accentramento abitativo normanno che localizzò il nuovo agglomerato urbano in un sito diverso dove oggi si trovano le strutture residue dell’originario castello.
Per ragioni non note questo centro abitato fu abbandonato verso il XVI secolo e Casalduni si sviluppò intorno ad uno dei due primitivi casali che fu incorporato in un tessuto pianificato secondo moduli larghi. Si trattò oltre che di un trasferimento di popolazione, anche di una crescita vera e propria come risulta dal numero di abitanti quasi raddoppiato nell’arco di mezzo secolo (1532-1595). Nel XVIII secolo il paese registrò un’ulteriore, consistente espansione che si sviluppò sul lato est del quartiere cinquecentesco. In questo nuovo contesto risultato di una singolare connessione tra altomedioevo e modernità, furono ricostruite la chiesa parrocchiale di S. Maria della Consolazione e la chiesa di S.Rocco, collassate durante il terremoto del 1688.